Siamo nel 2024 ,ancora oggi seppur ci sono stati numerosi studi riguardanti gli aspetti cognitivi nel cane, con test scientifici fatti si presenta una diatriba fra i professionisti.
Ci sono aspetti cognitivi del cane: Sì O NO?
Ormai come accennavo la mente animale non è più un tabù grazie a numerosi studiosi del comportamento animale che hanno portato alla fondazione della scuola dell’ etologia cognitiva vede il cane con le capacità di manifestazione di un pensiero.
L’approccio cognitivo si basa sul riconoscimento della individualità del soggetto e dell’ interpretazione mentalistica del suo comportamento.
Nel Novecento la visione animale era di un individuo considerato quasi burattino fatto solo d’ istinti ,privo di provare emozioni e di soggettività.
Oggi per fortuna questa visione dell’ animale è stata smentita dagli Etologi grazie a numerosi studi che hanno portato a scoperte di neurobiologia e dalle tecniche di neural imaging, consentendo d’ approfondire meglio la mente animale .
Affrontare gli studi sull’ apprendimento animale con una visione approfondita all’ approccio cognitivo ci porta ad allontanarci dalla visione dell’idea che l’ animale viva d’ automatismi rigidi tra uno stimolo e una risposta, vale a dire dei condizionamenti.
L’ approccio cognitivo dei cani non modifica solo la sua visione nel processo di apprendimento, ma promuove un’acquisizione e di insegnare un particolare contenuto. Nell’approccio non mentalistico l’ animale è passivo, non è attore del processo di apprendimento, perché si parte dal presupposto che non è in grado di possedere una mente e non possiede capacità di ragionamento e di problem solving ma si attende che casualmente metta in atto il comportamento che desideriamo o un’approssimazione ad esso e quindi lo si premia.
L’ approccio oggi proposto nell’ articolo considera il soggetto un’entità pensante, attiva nell’apprendimento, lavorando con obiettivi specifici andando favorire le sue abilità solutive, sollecitando le componenti motivazionali ed emozionali che sostengono l’azione esperienziale.
Si pensa in genere che tra l’intelligenza dei cani e quella degli umani vi siano differenze sostanziali e che fare paragoni fra le due specie sia errato. Si sostiene che certi processi complessi siano solo dell’uomo e che per i cani debbano essere utilizzati metri di valutazione differenti.
E’ superato pensare che l’ apprendimento animale avvenga solo per “associazioni” attraverso premi o punizioni che spesso ci hanno fatto credere studi precedenti. Non riconoscendo erroneamente la loro vera e propria capacità di ragionare ed elaborare, se non rispondere solo a delle risposte meccaniche: se un certo comportamento è seguito da una ricompensa esso verrà ripetuto; se invece viene associato ad una conseguenza negativa verrà estinto.
Educazione del cane , secondo l’approccio cognitivo, non significa soltanto premiare o punire il comportamento affinché venga ripetuto o estinto, ma fare in modo che il cane possa acquisire delle competenze complesse , per orientare il proprio comportamento ed adattarsi con successo al proprio contesto di vita.
Dott. Marcello Messina
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